mercoledì 18 dicembre 2013

Poesydney

Questo momento voglio fermarlo, metterlo nero su bianco.
È mercoledì sera, sono a Sydney e sto tornando a casa in bicicletta. Manca l'ultimo paio dei 25 chilometri che mi sono concesso per questo mio primo spostamento su due ruote.

È buio, intorno il niente. Tengo gli occhi sull'asfalto, che avanza troppo lentamente sotto le mie ruote. Il navigatore dice che se faccio la strada che dice lui, tra 10 minuti dovrei sarò a casa. Io sono stanco, sento le gambe dure, pedalo a fatica non appena la strada si fa un poco più ripida della pianura, senza contare il culo indolensito. Guardo il navigatore, penso che tra poco sarà tutto finito, ma di colpo, invece, mi sorprendo a pensare che questo è solo l'inizio. Alzo gli occhi, mi guardo intorno, e vedo una luna enorme e bianchissima che mi sorride.

Perché sono qui? Sono qui per turismo, sono qui per fare un'esperienza di vita, sono qui per imparare l'inglese, sono qui per scrivere, sono qui perché magari mi scopo una bionda australiana, sono qui per vedere se quando tiri lo sciacquone l'acqua gira veramente al contrario.

Certe volte uno parte senza sapere il motivo, oppure lo sa ma non conta, perché a un certo punto, in un certo momento di un certo giorno, il motivo - quello vero - lo scopre. E io continuo così, con questa vita che avanza saltellando in avanti e all'indietro come una pallina sulle caselle di una roulette. Poi di colpo si ferma, e allora vinci o perdi qualcosa, e poi riparte.

Non so se questo è il motivo per cui sono qui. Se è questa sensazione stupenda, libera, di andare dall'alta parte del mondo e riscoprire sé stessi. Incontrare quel ragazzino che da piccolo al paese saltava, correva e passava i pomeriggi sul sellino. Incontrarlo qui, a decine di anni di distanza, dall'altra parte del mondo, come se in fondo, nonostante quello che è successo, nonostante tutto sia in gran parte cambiato, quel ragazzino c'è ancora: bello, simpatico e generoso come lo ricordavi, che ride ancora allo stesso modo, per ridere e basta, che fissa ancora la luna con lo stesso stupore. Lui che ti guarda e non capisce perché stai piangendo, lui che ti chiede chi sei, e come mai gli assomigli così tanto. E tu, mentre non riesci nemmeno a pensare di smettere, gli cadi in ginocchio davanti, lo stringi forte e gli dici "ti voglio bene".

Ti voglio bene.

1 commento:

  1. "quel ragazzino c'è ancora: bello, simpatico e generoso come lo ricordavi, che ride ancora allo stesso modo, per ridere e basta, che fissa ancora la luna con lo stesso stupore"... Che bella immagine! Continua così!!!!!!!! :)

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