Come un grido inascoltato che non è caduto nel vuoto, ma ha lasciato un'eco tanto forte da non far passare più alcun rumore.
C'è anche lo stomaco a tenermi sveglio, a darmi quel segno che ormai devo prendermi cura di me, scollarmi di dosso altre croste di vecchie ferite che vanno imputridendosi sulla nuova pelle.
Ho sempre pensato che avessi bisogno di viaggiare leggero, ma poi uno comincia a mettere dentro qualcos'altro e di lì a breve ti accorgi che fare le scale, camminare e abbracciare ti costano ben più lavoro del solito. Immagina quanto possono tornare impossibili i sogni, quando già la realtà scorre a fatica oltre le spalle.
E non c'è sangue, ma fluidi verdi di battaglie intestine che combatto in continuazione, cercando di scamparla ogni giorno. Cellule che soffrono, sommerse dal grasso, dal nutrimento del capriccio, del di più, di tutto ciò di cui non solo vorrei, ma dovrei fare a meno.
Fare i signori è un conto. Farlo con pochi spicci in tasca può durare il tempo di una sera da fiaba, poi basta.
mercoledì 18 aprile 2012
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