Lo scrittore deve essere libero. Scrivere è prima di tutto spezzare catene.
Ed è forse anche per questo, che per continuare a scrivere - ad averne la possibilità quando sarà ispirato o troverà finalmente il tempo per farlo - egli si divincola dalle morse anche solo presunte, anche solo annusate nell'aria in un giorno in cui il sole è caldo e l'afa nell'aria lascia presagire l'avvento di maligni temporali.
Lo stesso deve prima o poi fuggire le possibili ricchezze e felicità. Dopo averle provate, per carità. Dopo averle vissute, s'intende. Un po' come una dieta, ché in fondo mangiare piace a tutti e potresti e vorresti non smettere mai, se non ci fosse il rischio di scoppiare di cibo.
Preservarsi alla verità. Perché tra godimenti e lacrime, in fondo, lo scrittore sa che è sempre solo con se stesso. È questo che non può tradire. È questo che non è mai riuscito a tradire con nessun essere o cosa esistente al mondo.
mercoledì 18 gennaio 2012
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