mercoledì 8 ottobre 2014

Mai dire mai. E nemmeno per sempre.

L'email a cui voglio risponderti è lunga, e soprattutto lontana nel tempo. Colpa mia, ovviamente. E allora diciamo che non è solo che ti rispondo, ma ti parlo proprio.

Ti parlo di quello che volevo aggiungere alla prima risposta che mai ti mandai, e cioè ti parlo di una piccola ma importantissima parte della mia vita: un amore semi-delirante di ormai 4 anni fa.

Ero neo stagista in una novella agenzia di comunicazione, portata però avanti da truffatori di vecchia data. Insieme a me c'era Arianna, questa ragazza bassina, castana, con gli occhi chiari che illuminavano la stanza dei grafici e soprattutto abbagliavano il mio cuore.

Il mio primo giorno nemmeno mi accorsi di lei, tant'è che il secondo - quando la vidi - era una delle tante persone che ancora non ricordavo. Il terzo giorno invece me ne innamorai.

Amava scrivere, scriveva poesie e sognava il teatro. Aveva studiato lettere, e ne sapeva di italiano. Io forse riuscivo un poco meglio negli articoli per il web - pezzi unici che andavano dall'esame alla prostata al noleggio con conducente, passando per le calze elastocompressive - ma non ho mai avuto dubbi sul fatto che avesse più talento di me.

Comunque sia la cosa non poteva restare lì dentro, a ronzarmi nella testa e a punzecchiarmi il cuore con aritmie improvvise che mi coglievano al suo passaggio davanti la maxi vetrata della guardiola, dietro cui lavoravo, così dopo un po' mi feci avanti. Con la poca confidenza dei primi giorni improvvisai l'offerta di accompagnarla all'autobus, e lì, facendola girare di colpo alla falsa notizia del 309 in arrivo, la baciai di sorpresa.

Non ricambiò il bacio e anzi non perse un secondo a scansarsi: fu l'inizio di un breve periodo per me assai insofferente, fatto di sguardi vivi e delusi, donati e distolti, ripresi, durante il quale le regalai un libro con dentro fiori da me raccolti uno ad uno in un campo, e che culminò con un tragico pomeriggio in cui, su una panchina in un parco deserto vicino Ponte Mammolo, dopo mille e più stupide storie, lei chiuse gli occhi sorridendo, ma anziché cogliere il bis io approfittai per andarmene.

La rividi a lavoro per un mese ancora, ma nonostante permettessi notti e giorni di sogno alla mia speranza, sapevo in cuor mio che non sarebbe mai stata per me.

In seguito andai a vederla recitare a teatro, convinto di poterle essere amico in virtù della stima, del rispetto, dell'esser stati colleghi, dell'amare entrambi i cartoni animati, ma soprattutto dell'amare i suoi occhi e del volerli vedere ancora per continuare a sognare.

Nell'email, parlando del tuo rapporto con lui, mi chiedi:
"Possibile che una persona abbia così tanto potere? Possibile che non riesca semplicemente a chiudere?"

Io credo che in teoria possiamo scegliere, e il più delle volte dobbiamo farci carico di questa responsabilità. Per noi stessi, eh, mica per altro. Non ci sono premi per una vita coraggiosa, se non il privilegio di viverla più pienamente di molti altri.

Il lui di cui parli ha scelto un'altra al posto tuo. Arianna scelse di non stare con me.
Io col tempo maturai il pensiero che, se fosse stata la ragazza giusta per me, mi avrebbe dato almeno una possibilità.
Così anche tu, se vuoi, puoi scegliere di non volere più lui. 

Il problema è riuscirci, riuscirci davvero. Il problema è se ti chiama, se ti manda gli auguri per Natale o per il compleanno. Il problema è se lo rivedi.

Il problema è se poi, ogni volta che passi in metro per Ponte Mammolo, temi di incontrarla, perché allora passi tutto il tempo a guardarti in giro e a pensarci. A cercarla, in fondo. Curioso di sapere se a distanza di tempo, di anni e di altri amori, il suo sguardo abbia ancora il potere di cambiarti la vita.

Con affetto e tante scuse per il ritardo,

Edo

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