venerdì 4 luglio 2014

La strada che porta alla vita

Ero. Sapevo dove ma non chi.
Era uno di quei giorni in cui mi trovavo a muovermi avanti e indietro, a destra e a sinistra, secondo schemi a me sconosciuti e del tutto irrilevanti. Nessun desiderio in fondo alle direzioni prese nell'arco della giornata.
Solo sopravvivenza. 
Anzi nemmeno, anzi il contrario.
L'inerzia, l'inerzia che conduce alla morte.

Poi quelle parole, arrivate a sorpresa.
"Eri dall'altra parte del mondo, da solo, e dormivi dove capitava. Che paura può farti la vita di adesso?".

Vero.
Qualche tempo fa ho quasi rischiato la vita. 
L'ho fatto poco di più del mio solito nulla,  ma la cosa mi ha fatto sentire più vivo che mai. 
E allora ecco il pensiero, ecco l'eureka improvviso nel bagno sudato di quest'afoso pomeriggio di luglio.

L'inerte routine, apparente certezza di vita, è un cammino che porta ben lontano dall'esistenza. È una strada piatta e infinita che consuma nell'ordine il corpo, il sonno, la fame e i pensieri, finché del viandante non resta che un'ombra, destinata a svanire dopo il tramonto.

È la strada di roccia, di sabbia, in salita, in discesa, quella che porta alla vita. Quella attraversata da fiumi, contornata da fiori, foreste, uccelli ispirati e bestie feroci, che porta a sudare, cadere, a correre, a ritemprarsi nel sonno. 

Così mi sono fermato, mi sono seduto, e ho guardato con calma intorno a me per tutta la notte, fino a cadere nel sonno.
Al mattino mi sentivo addosso la voglia e le forze, così ho chiuso gli occhi, mi sono girato e ho cambiato strada. 

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