Proverò a ricordare giugno come il mese dei viaggi in treno. In realtà ci sono stati altri periodi, nella mia vita, in cui ho viaggiato di più, ma il tragitto era sempre lo stesso ed era più breve.
Ho sempre amato viaggiare in treno. Riesco a leggere e/o scrivere senza che mi salgano i conati di vomito come in macchina, posso guardare il paesaggio da un vetro più grande, posso viaggiare in compagnia di altre persone (il che non costituisce di per sé un aspetto automaticamente positivo). Sul treno le storie dei passeggeri si mischiano, laddove qualcuno parla a voce alta al telefono, o una mamma intima il suo piccolo bambino di stare buono "che se no ti pisto". Magari seduto vicino c'è un uomo tanto grasso e col respiro così forte che ti sembra affannato anche se è calmo, pacioso e si sta quasi per addormentare. Qualcuno gioca col tablet, qualcuno legge un libro, qualcuno sente la telecronaca della partita alla radio, ma col cellulare.
Poi il treno si ferma, e allora dopo cinque minuti gli sguardi dei passeggeri cominciano a incrociarsi. L'ipotesi si una coincidenza nel cuore della maremma toscana (o maiala) sembra improbabile. Persone prendono lo smartphone e chiamano i parenti, altre vanno su facebbook per chiedere aiuto agli amici o per bestemmiare.
Altre volte il treno parte dalla stazione e va tutto liscio fino all'arrivo, senza soste impreviste, aria condizionata a temperatura perfetta, e allora una futura sposa offre a tutto il vagone un bicchiere di spumante con patatine, con addosso quegli occhiali da sole che stuzzicano la tua fantasia su una storia di spie, di trappole e di seducenti intrighi internazionali.
Il treno ti accompagna verso l'avventura e poi ti riporta a casa. L'importante è avere il biglietto. Obliterato.
martedì 3 luglio 2012
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E allora bisogna usare la bici, o le proprie gambe.. perché certi posti il treno non può raggiungerli.
RispondiEliminaps. Detesto profondamente il riconoscimento di lettere e numeri a cui ora - per colpa tua - sarò sottoposta, sappilo.